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protesi totale d’anca

Con protesi totale d’anca si intende la sostituzione dell’intera articolazione dell’anca con... continua a leggere

Le protesi devono soddisfare diversi requisiti, i più ovvi e importanti sono: poter ripetere gli stessi movimenti dell’articolazione naturale quando è sana e osteo-integrarsi, ossia accogliere i tessuti (ossei, muscolari, fasciali) senza generare reazioni avverse, inoltre devono essere longeve e revisionabili al bisogno. La protesi totale d’anca è costituita da 4 parti: stelo femorale, collo femorale, testa, acetabolo.Per l’articolazione dell’anca si va ad asportare il collo femorale e la testa femorale, si prepara il canale del femore per ospitare lo stelo che nel caso del modello Kyon (leader mondiale) viene avvitato al femore stesso, consentendo grande stabilità sin da subito. Si procede a pulire l’acetabolo da osteofiti e residui legamentosi, per poi fresarlo con delle frese sferiche, sino alla misura ideale per quel paziente (ad oggi abbiamo coppe che partono dai 12 mm e arrivano oltre i 36 mm). Preparati “gli alloggi” si passa all’inserimento della protesi, prima la coppa, che nel caso Kyon viene alloggiata con tecnica press-fit, ossia in genere senza viti, per poi passare allo stelo, il collo e la testa. A questo punto non resta che riposizionare la testa all’interno della coppa e verificare la stabilità dell’impianto e della nuova articolazione. Se i test vengono superati si procede alla ricostruzione per piani mediante filo riassorbibile. E’ possibile abbinare alla tecnica un tampone per verificare e dimostrare la sterilità della procedura ( ovviamente questo aumenta leggermente i costi e si esegue di routine durante le eventuali revisioni). 

Quando farla

Oggi è praticabile su tutti i pets, indipendentemente dal peso. Come per ogni impianto protesico occorrono alcune premesse relative al fatto che il problema sia monolaterale o bilaterale. Nel caso in cui entrambi gli arti siano interessati significa che il nostro pet ha difficoltà a caricare entrambi gli arti. Un impianto protesico è meglio impiantarlo prima che le difficoltà siano tali da portare il paziente a caricare immediatamente e in maniera preferenziale quello con l’impianto protesico. Ossia che carichi in maniera importante e troppo presto la protesi, prima che si sia integrata. Questo accade appunto quando il dolore sull’arto non operato è superiore a quello legato alla chirurgia e non è affatto un bene. Quindi l’opportunità di attendere sino all’ultimo istante per fare una protesi è possibile in quei casi monolaterali. Tuttavia abbiamo altri dati importanti da analizzare, in letteratura sappiamo che se l’articolazione è fortemente danneggiata o rimaneggiata i rischi di fallimento arrivano a 7 volte in più. Inoltre a fronte di un’articolazione dichiaratamente malata e dolorante perché attendere del tempo prima di far stare bene il nostro pet? Benefici e rischi paiono propendere per intervenire quando la patologia è dichiarata e i dolori iniziano, non si consiglia di attendere che la situazione diventi drammatica. Vi ricordo che le zoppie degli arti posteriori (tanto più se bilaterali) possono essere manifeste con lentezze nell’alzarsi, nello stare seduti o sdraiati appena possibile, nel correre a leprotto, nel ridurre il gioco, nel far fatica a saltare sulla macchina. In ultimo non esistono cuccioli di cane o gatto che giochino poco o che si stanchino subito, non esistono gatti che non saltano con facilità sul ripiano della cucina o che non riescano a salire su un armadio. 

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital o col ricovero di un giorno. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile ed essere portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. In genere la cicatrice cutanea va da 5 a 20 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà un cerotto sterile che copre la ferita. Dovrà mettere un collare elisabettiano prima di essere lasciato incustodito, anche per pochi minuti.

Gestione post-operatoria

Occorre posizionare un collare elisabettiano da subito, per 12 giorni circa. Il cerotto va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo ed è consigliabile sostituirlo con uno sterile nuovo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime 5-7 giornate, dopodiché la ferita può stare esposta all’aria. E’ perentorio che non si lecchi (ricorda il collare elisabettiano), neppure un minuto, pena sono le infezioni. Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti, per i primi due mesi. Consiglio l’utilizzo di una fascia inguinale, per scaricare un po’ di peso e più che altro per avere il controllo totale sul movimento del vostro cane, nel gatto non occorre. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi. Verranno effettuati 3 controlli fissi: 
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sentono bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una lieve zoppia (maggiore). In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta. 

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il cerotto (accadrà è solo questione di ore), va levato appena si manifesta una delle situazioni indicate e va sempre e comunque applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi. Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali molto basse e il fallimento è indicato nell 1% dei casi, tuttavia può arrivare al 7% nei casi molto gravi, in cui l’articolazione è molto danneggiata. Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse all’impianto e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia o addirittura l’espianto della protesi. Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili. Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore. Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni. Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura dello stelo o del collo (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica. La complicanza più frequente è la lussazione tra la componente distale (stelo-collo-testa) e l’acetabolo, implicando un immediato approccio di riduzione della stessa e successivo bendaggio, e in caso di ulteriore recidiva di una revisione chirurgica in cui in genere è sufficiente porre un collo più lungo per compensare l’incompetenza articolare acquisita. Qualora la lussazione non venga recepita immediatamente la possibilità incruenta (non chirurgica) è vana e occorre passare in chirurgia. Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili instabilità della coppa o dello stelo, detto loosening, su base settica (infezioni) o di semplice mancata integrazione), spesso richiedono revisioni chirurgiche. Sono possibili fratture di femore sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Sono segnalate maggiormente fratture in cani femmina in stadio avanzato della patologia, motivo per cui a volte viene suggerito l’impianto di una placca preventiva a proteggere il femore. Sono possibili deviazioni assiali di femore o coppa ( antero o postero-versione o ridotta copertura acetabolare) di origine chirurgica o successivamente traumatica. Se tali deviazioni sono significative può avvenire una lussazione testa-coppa. Cedimenti di suture sono in genere successive a lambimenti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.

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La dieta casalinga per il cane e il gatto è davvero così complessa?

Scopriamo insieme qualche definizione riguardante l’alimentazione e la nutrizione. Innanzitutto, con il... continua a leggere

  • I carboidrati così come i lipidi (grassi) hanno una funzione strettamente energetica.
  • Le proteine forniscono energia ma devono anche sostituire quelle proteine che vengono degradate ogni giorno dal metabolismo dell’animale.
  • Le vitamine invece agiscono da coenzimi, cioè coadiuvano l’azione degli enzimi necessari per catalizzare le reazioni chimiche dell’intero organismo.
  • I sali minerali sono utilizzati in quei processi che hanno come prodotto finale l’energia.
  • L’acqua ha moltissime funzioni: trasforma il cibo in energia, aiuta a digerire e assorbire il cibo, regola la temperatura corporea ed elimina tossine o sostanze tossiche.
È intuitivo che dai nutrienti si ricava energia, l’energia che ogni animale spende giornalmente. Ps. Le funzioni dell’organismo sono molte e differenti e, questa famigerata energia, ricavata dai nutrienti, le permette tutte!

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TTA Tibial Tuberosity Advancement

Con l’acronimo TTA si intende Tibialt Tuberosity Advancement, avanzamento della tuberosi tibiale.... continua a leggere

Cos'è

Terminata l’osteotomia (taglio dell’osso) si pratica un avanzamento della porzione prossimale (alta) della tibia, che include appuntella cresta tibiale. La sintesi viene fatta mediante l’inserimento di una gabbietta (in genere in titanio) poroso o lamellare come distanziatore, bloccata mediante 2 piccole viti, in secondo luogo la cresta tibiale viene tenuta fissa grazie a una placca dalla forma lanceolata e grazie all’inserimento di alcune viti. Questa osteotomia che viene effettuata sulla tibia, tagliandola sotto l’articolazione, consente, senza entrare in articolazione, di dare al ginocchio una nuova stabilità articolare nonostante l’incompetenza dl legamento crociato anteriore, scartinando quasi tutto il carico che dovrebbe reggere il crociato al legamento tibia rotuleo. Con dei limiti maggiori rispetto alla TPLO, in termini di tipologia di tibia e dimensioni della stessa. 

Quando farla

Quando il legamento crociato anteriore si lesiona (si rompe totalmente o parzialmente) il ginocchio diviene instabile. Costituito da femore e tibia e rotula, il ginocchio è fatto per flettere ed estendere e per una lievissima rotazione. Quando il crociato perde competenza la tibia tende a lussare in avanti. Nel cane e gatto a differenza dell’uomo (che è un bipede e ha la gamba dritta) il ginocchio ha un angolo importante anche quando sono fermi, e questo comporta che anche da fermi, col solo carico del peso la tibia lussi ( nell’uomo da fermo tende a restare in sede). In genere comporta un fastidio gestibile, una zoppia lieve, riesce a fare tutto, almeno sino a che a causa dell’instabilità si lesioni anche il menisco mediale, spesso in maniera irreparabile, evocando una zoppia decisamente più importante. Non operare NON è un opzione, con il crociato lesionato il ginocchio va incontro a una rapidissima degenerazione di tipo artrosico, lesiona sicuramente il menisco e in breve le cartilagini. Nell’uomo le lesioni secondarie da crociato ci possono volere diversi anni per vederle radiograficamente, nel cane e gatto è sufficiente uno o due mesi. Più si aspetta e peggiore sarà il recupero. In ultimo la bibliografia mondiale è concorde nella superiorità della TPLO come tecnica, poiché ha meno limiti e complicanze.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile e portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. Nella maggior parte dei casi sarà stato necessario esplorare anche l’articolazione del ginocchio con un incisione parapatellare per esplorare il menisco, indipendentemente da ciò in genere la cicatrice cutanea va da 4 a 15 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà una fasciatura che avvolge il ginocchio o l’intero arto. Si tratta di un bendaggio morbido.

Gestione post-operatoria

Non occorre applicare un collare elisabettiano sinché il bendaggio è in posizione e non si vede la ferita. Il bendaggio va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime ore, dopodiché occorre passare a un bendaggio leggero, o a una calza lunga con fissaggio sulla groppa o più comunemente a un collare elisabettiano. E’ perentorio che non si lecchi, neppure un minuto, pena sono le infezioni. Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti., per i primi due mesi. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi. Verranno effettuati 3 controlli fissi: 
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta. Verranno effettuati 3 controlli fissi:
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta.

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il bendaggio (accadrà è solo questione di ore), va levata appena si manifesti una delle situazioni indicate e va applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi. Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali basse inferiori al 5%, mentre le minori sono più frequenti 7-10%. Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse alla placca e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia. Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili. Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore. Possono subentrare delle lacerazioni del fascio vascolare popliteo, in genere intra-operatorio, segnalato aneddoticamente il giorno successivo. Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni. Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura della placca (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica. Sono possibili deviazioni assiali residue o acquisite da trauma durante la guarigione, talvolta possono comportare una lussazione rotulea.  Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili fratture di tibia sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Alcuni studi riportano che il 3,5 % di pazienti con menisco sano al momento della chirurgia riesca a rompere il menisco mediale nell’anno successivo, esperienza dell’autore inferiore all 1%. Cedimenti di suture sono in genere successive a lambimenti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.

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TPLO

Con l’acronimo TPLO si intende Tibial Plateau Levelling Osteotomy, ossia in italiano... continua a leggere

Cos'è

Il chirurgo pratica un taglio curvilineo sulla porzione prossimale della tibia (parte vicina al ginocchio), il segmento curvo se continuasse disegnerebbe un cerchio il cui centro deve corrispondere al centro dell’articolazione del ginocchio vista in proiezione laterale. Terminata l’osteotomia (taglio dell’osso) si pratica una rotazione della porzione prossimale (alta) della tibia, che include appunto il piatto tibiale, ossia l’articolazione del ginocchio e si porta il piatto tibiale da patologico ( in genere superiore ai 20°) a un angolazione compresa tra 0° e 7 ° rispetto l’asse della tibia. La sintesi viene effettuata grazie all’inserimento di una placca modellata (specifica per TPLO) e l’inserimento di 4-8 viti. Questa rotazione che viene effettuata sulla tibia, tagliandola sotto l’articolazione, consente, senza entrare in articolazione, di dare al ginocchio una nuova stabilità articolare nonostante l’incompetenza dl legamento crociato anteriore. 

Quando farla

Quando il legamento crociato anteriore si lesiona (si rompe totalmente o parzialmente) il ginocchio diviene instabile. Costituito da femore e tibia e rotula, il ginocchio è fatto per flettere ed estendere e per una lievissima rotazione. Quando il crociato perde competenza la tibia tende a lussare in avanti. Nel cane e gatto a differenza dell’uomo (che è un bipede e ha la gamba dritta) il ginocchio ha un angolo importante anche quando sono fermi, e questo comporta che anche da fermi, col solo carico del peso la tibia lussi ( nell’uomo da fermo tende a restare in sede). In genere comporta un fastidio gestibile, una zoppia lieve, riesce a fare tutto, almeno sino a che a causa dell’instabilità si lesioni anche il menisco mediale, spesso in maniera irreparabile, evocando una zoppia decisamente più importante. Non operare NON è un opzione, con il crociato lesionato il ginocchio va incontro a una rapidissima degenerazione di tipo artrosico, lesiona sicuramente il menisco e in breve le cartilagini. Nell’uomo le lesioni secondarie da crociato ci possono volere diversi anni per vederle radiograficamente, nel cane e gatto è sufficiente uno o due mesi. Più si aspetta e peggiore sarà il recupero.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile e portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. Nella maggior parte dei casi sarà stato necessario esplorare anche l’articolazione del ginocchio con un incisione parapatellare per esplorare il menisco, indipendentemente da ciò in genere la cicatrice cutanea va da 3 a 8 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà una fasciatura che avvolge il ginocchio o l’intero arto. Si tratta di un bendaggio morbido.

Gestione post-operatoria

Non occorre applicare un collare elisabettiano sinché il bendaggio è in posizione e non si vede la ferita. Il bendaggio va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime ore, dopodiché occorre passare a un bendaggio leggero, o a una calza lunga con fissaggio sulla groppa o più comunemente a un collare elisabettiano. E’ perentorio che non si lecchi, neppure un minuto, pena sono le infezioni. Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti., per i primi due mesi. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi. Verranno effettuati 3 controlli fissi: 
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta.

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il bendaggio (accadrà è solo questione di ore), va levata appena si manifesti una delle situazioni indicate e va applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi. Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali molto basse inferiori al 2%, mentre le minori sono più frequenti 5-7%. Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse alla placca e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia. Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili. Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore. Possono subentrare delle lacerazioni del fascio vascolare popliteo, in genere intra-operatorio, segnalato aneddoticamente il giorno successivo. Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni. Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura della placca (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica. Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili fratture di tibia sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Sono possibili deviazioni assiali di tibia di origine chirurgica o successivamente traumatica. Se tali deviazioni sono significative può avvenire una lussazione rotulea. Alcuni studi riportano che il 3,5 % di pazienti con menisco sano al momento della chirurgia riesca a rompere il menisco mediale nell’anno successivo, esperienza dell’autore inferiore all 1%. Cedimenti di suture sono in genere successive a lambiresti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.
 

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detartrase ed estrazioni dentali

Col termine detartrase si intende la rimozione del tartaro dentale. Ossia quel... continua a leggere

Cos'è

La risposta sta nella quantità di batteri, tossine e cataboliti che dalla bocca si liberano nel torrente circolatoirio mettendo sotto stress diversi organi, sino a sviluppare patologie “lontane” dalla bocca, come a livello renale, epatico, trombotico in generale. Tornando ai denti se la situazione del tartaro è già tale da implicare sofferenza gengivale i controlli devono estendersi alla salute dei denti, tramite radiografie dettagliate e-o valutazioni chirurgiche. In maniera molto semplice è tutto evitabile con una buona igiene orale quando possibile: lavare i denti, oppure con periodiche pulizie dentali, come per noi. La detartrase viene effettuata con un ablatore a ultrasuoni, che non rende possibile la pratica a paziente sveglio, sovente segue una breve lucidatura dei denti per ridurre le recidive.

Quando farla

Nel cane e nel gatto viene effettuata solo quando si presenta la patologia descritta nella sezione “cos’è”. Sovente si riscontrano sottostanti patologie come già descritto che richiedono interventi ben più importanti, come estrazioni, devitalizzazioni e-o ricostruzioni.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Il cavo orale se sottoposto a solo detartrase e non a chirurgie maggiori potrà presentare al limite qualche residuo di sangue gengivale, ma deve essere possa cosa. Potreste osservare qualche residuo di pasta abrasiva bianca-grigia o rosa, utilizzata per lucidare i denti.

Gestione post-operatoria

Non occorre applicare un collare elisabettiano. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale chirurgia orale eseguita.

Possibili complicanze

Le complicanze legate a un detartrase possono solo essere secondarie alle complicanze anestesiologiche, vedi sezione dedicata. Se coesistono patologie maggiori, come infezioni dentali, parodontopatie in generale, le complicanze più frequenti sono legate ad estrazioni mal eseguite in cui residuano nell’alveolo dei frammenti di radice dentale. Certamente esternamente, inizialmente non vedrete nulla, tuttavia in futuro sono probabili nuovi ascessi o lisi ossee e situazioni decisamente gravi. In secondo luogo sono possibili cedimenti di punti se applicati a livello gengivale, piccoli sanguinanti, difficoltà a masticare per qualche giorno. Sono possibili osteomieliti localizzate, che in genere sono già presenti all’ammissione del paziente per la patologia.

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otoematoma

Col termine otoematoma si intende una patologia della pinna auricolare, o padiglione.... continua a leggere

Cos'è

In genere a nulla serve drenare l’ematoma con cateteri e orsi aghi poiché si riforma in brevissimo tempo. Alcuni trattamenti poco invasivi sono stati risolutivi aspirando l’ematoma e versamento e inoculando del prp. Tuttavia non è chiaro il tasso di recidiva che pare essere comunque alto. La chirurgia più utilizzata prevede una l’incisione della pagina interna che ben divaricata permette una buona pulizia del contenuto e successivamente la sutura con diversi punti tipo materasso ad avvicinare le due pagine tra loro scollate. Cosi facendo la guarigione consente il controllo della patologia.

Quando farla

Nel cane e nel gatto viene effettuata solo quando si presenta la patologia descritta nella sezione “cos’è”. Sovente si riscontrano sottostanti otiti che giustificano il fasti+dio auricolare e il continuo sbattere delle orecchie che può essere alla base della patologia.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. L’orecchio presenterà molti punti di sutura e a volte vengono impiegate delle spugne chirurgiche compressive e-o bendaggi. Il medico vi informerà inoltre dei trattamenti eseguiti per controllare o curare l’otite sottostante. La pagina auricolare interna può apparire irritata.

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non strusci o si gratti la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Controllare costantemente l’aspetto dell’orecchio e gestire come da indicazioni la sua pulizia. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione. Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche, oltre alle terapie per l’eventuale otite riscontrata.

Possibili complicanze

Le complicanze maggiori sono necrosi di parte dell’orecchio, in genere dovuta a eccessive suture e-o soprattutto scorretta gestione post operatoria. Sono possibili gocciolamenti siero ematici che devono essere in misura molto contenuta e se persistono devono essere segnalati al medico. Sono possibili cedimenti della sutura e ripresa del sanguinolento. Sono possibili recidive in tempi brevi e-o lunghi, in misura inferiore a qualunque altra gestione non chirurgica. Alla fine residua una cicatrice interna al padiglione abbastanza visibile, in genere non subentrano importanti deformità della pinna come nei casi di trattamenti non chirurgici. Nel caso si sia optato per ripetuti drenaggi o iniezioni dii prp e derivati ematici probabilmente l’orecchio andrà incontro a processi cicatriziali che arricceranno in maniera poco estetica l’orecchio.  In tutti i casi sono possibili infezioni di vario grado, per le quali si invita a tenere sotto controllo l’aspetto dell’orecchio che deve essere pulito e asciutto. Le recidive possono subentrare in zone differenti della pinna e non essere considerate delle vere e proprie recidive.