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protesi totale d’anca

Con protesi totale d’anca si intende la sostituzione dell’intera articolazione dell’anca con... continua a leggere

Le protesi devono soddisfare diversi requisiti, i più ovvi e importanti sono: poter ripetere gli stessi movimenti dell’articolazione naturale quando è sana e osteo-integrarsi, ossia accogliere i tessuti (ossei, muscolari, fasciali) senza generare reazioni avverse, inoltre devono essere longeve e revisionabili al bisogno. La protesi totale d’anca è costituita da 4 parti: stelo femorale, collo femorale, testa, acetabolo.Per l’articolazione dell’anca si va ad asportare il collo femorale e la testa femorale, si prepara il canale del femore per ospitare lo stelo che nel caso del modello Kyon (leader mondiale) viene avvitato al femore stesso, consentendo grande stabilità sin da subito. Si procede a pulire l’acetabolo da osteofiti e residui legamentosi, per poi fresarlo con delle frese sferiche, sino alla misura ideale per quel paziente (ad oggi abbiamo coppe che partono dai 12 mm e arrivano oltre i 36 mm). Preparati “gli alloggi” si passa all’inserimento della protesi, prima la coppa, che nel caso Kyon viene alloggiata con tecnica press-fit, ossia in genere senza viti, per poi passare allo stelo, il collo e la testa. A questo punto non resta che riposizionare la testa all’interno della coppa e verificare la stabilità dell’impianto e della nuova articolazione. Se i test vengono superati si procede alla ricostruzione per piani mediante filo riassorbibile. E’ possibile abbinare alla tecnica un tampone per verificare e dimostrare la sterilità della procedura ( ovviamente questo aumenta leggermente i costi e si esegue di routine durante le eventuali revisioni). 

Quando farla

Oggi è praticabile su tutti i pets, indipendentemente dal peso. Come per ogni impianto protesico occorrono alcune premesse relative al fatto che il problema sia monolaterale o bilaterale. Nel caso in cui entrambi gli arti siano interessati significa che il nostro pet ha difficoltà a caricare entrambi gli arti. Un impianto protesico è meglio impiantarlo prima che le difficoltà siano tali da portare il paziente a caricare immediatamente e in maniera preferenziale quello con l’impianto protesico. Ossia che carichi in maniera importante e troppo presto la protesi, prima che si sia integrata. Questo accade appunto quando il dolore sull’arto non operato è superiore a quello legato alla chirurgia e non è affatto un bene. Quindi l’opportunità di attendere sino all’ultimo istante per fare una protesi è possibile in quei casi monolaterali. Tuttavia abbiamo altri dati importanti da analizzare, in letteratura sappiamo che se l’articolazione è fortemente danneggiata o rimaneggiata i rischi di fallimento arrivano a 7 volte in più. Inoltre a fronte di un’articolazione dichiaratamente malata e dolorante perché attendere del tempo prima di far stare bene il nostro pet? Benefici e rischi paiono propendere per intervenire quando la patologia è dichiarata e i dolori iniziano, non si consiglia di attendere che la situazione diventi drammatica. Vi ricordo che le zoppie degli arti posteriori (tanto più se bilaterali) possono essere manifeste con lentezze nell’alzarsi, nello stare seduti o sdraiati appena possibile, nel correre a leprotto, nel ridurre il gioco, nel far fatica a saltare sulla macchina. In ultimo non esistono cuccioli di cane o gatto che giochino poco o che si stanchino subito, non esistono gatti che non saltano con facilità sul ripiano della cucina o che non riescano a salire su un armadio. 

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital o col ricovero di un giorno. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile ed essere portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. In genere la cicatrice cutanea va da 5 a 20 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà un cerotto sterile che copre la ferita. Dovrà mettere un collare elisabettiano prima di essere lasciato incustodito, anche per pochi minuti.

Gestione post-operatoria

Occorre posizionare un collare elisabettiano da subito, per 12 giorni circa. Il cerotto va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo ed è consigliabile sostituirlo con uno sterile nuovo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime 5-7 giornate, dopodiché la ferita può stare esposta all’aria. E’ perentorio che non si lecchi (ricorda il collare elisabettiano), neppure un minuto, pena sono le infezioni. Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti, per i primi due mesi. Consiglio l’utilizzo di una fascia inguinale, per scaricare un po’ di peso e più che altro per avere il controllo totale sul movimento del vostro cane, nel gatto non occorre. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi. Verranno effettuati 3 controlli fissi: 
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sentono bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una lieve zoppia (maggiore). In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta. 

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il cerotto (accadrà è solo questione di ore), va levato appena si manifesta una delle situazioni indicate e va sempre e comunque applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi. Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali molto basse e il fallimento è indicato nell 1% dei casi, tuttavia può arrivare al 7% nei casi molto gravi, in cui l’articolazione è molto danneggiata. Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse all’impianto e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia o addirittura l’espianto della protesi. Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili. Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore. Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni. Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura dello stelo o del collo (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica. La complicanza più frequente è la lussazione tra la componente distale (stelo-collo-testa) e l’acetabolo, implicando un immediato approccio di riduzione della stessa e successivo bendaggio, e in caso di ulteriore recidiva di una revisione chirurgica in cui in genere è sufficiente porre un collo più lungo per compensare l’incompetenza articolare acquisita. Qualora la lussazione non venga recepita immediatamente la possibilità incruenta (non chirurgica) è vana e occorre passare in chirurgia. Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili instabilità della coppa o dello stelo, detto loosening, su base settica (infezioni) o di semplice mancata integrazione), spesso richiedono revisioni chirurgiche. Sono possibili fratture di femore sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Sono segnalate maggiormente fratture in cani femmina in stadio avanzato della patologia, motivo per cui a volte viene suggerito l’impianto di una placca preventiva a proteggere il femore. Sono possibili deviazioni assiali di femore o coppa ( antero o postero-versione o ridotta copertura acetabolare) di origine chirurgica o successivamente traumatica. Se tali deviazioni sono significative può avvenire una lussazione testa-coppa. Cedimenti di suture sono in genere successive a lambimenti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.

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TTA Tibial Tuberosity Advancement

Con l’acronimo TTA si intende Tibialt Tuberosity Advancement, avanzamento della tuberosi tibiale.... continua a leggere

Cos'è

Terminata l’osteotomia (taglio dell’osso) si pratica un avanzamento della porzione prossimale (alta) della tibia, che include appuntella cresta tibiale. La sintesi viene fatta mediante l’inserimento di una gabbietta (in genere in titanio) poroso o lamellare come distanziatore, bloccata mediante 2 piccole viti, in secondo luogo la cresta tibiale viene tenuta fissa grazie a una placca dalla forma lanceolata e grazie all’inserimento di alcune viti. Questa osteotomia che viene effettuata sulla tibia, tagliandola sotto l’articolazione, consente, senza entrare in articolazione, di dare al ginocchio una nuova stabilità articolare nonostante l’incompetenza dl legamento crociato anteriore, scartinando quasi tutto il carico che dovrebbe reggere il crociato al legamento tibia rotuleo. Con dei limiti maggiori rispetto alla TPLO, in termini di tipologia di tibia e dimensioni della stessa. 

Quando farla

Quando il legamento crociato anteriore si lesiona (si rompe totalmente o parzialmente) il ginocchio diviene instabile. Costituito da femore e tibia e rotula, il ginocchio è fatto per flettere ed estendere e per una lievissima rotazione. Quando il crociato perde competenza la tibia tende a lussare in avanti. Nel cane e gatto a differenza dell’uomo (che è un bipede e ha la gamba dritta) il ginocchio ha un angolo importante anche quando sono fermi, e questo comporta che anche da fermi, col solo carico del peso la tibia lussi ( nell’uomo da fermo tende a restare in sede). In genere comporta un fastidio gestibile, una zoppia lieve, riesce a fare tutto, almeno sino a che a causa dell’instabilità si lesioni anche il menisco mediale, spesso in maniera irreparabile, evocando una zoppia decisamente più importante. Non operare NON è un opzione, con il crociato lesionato il ginocchio va incontro a una rapidissima degenerazione di tipo artrosico, lesiona sicuramente il menisco e in breve le cartilagini. Nell’uomo le lesioni secondarie da crociato ci possono volere diversi anni per vederle radiograficamente, nel cane e gatto è sufficiente uno o due mesi. Più si aspetta e peggiore sarà il recupero. In ultimo la bibliografia mondiale è concorde nella superiorità della TPLO come tecnica, poiché ha meno limiti e complicanze.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile e portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. Nella maggior parte dei casi sarà stato necessario esplorare anche l’articolazione del ginocchio con un incisione parapatellare per esplorare il menisco, indipendentemente da ciò in genere la cicatrice cutanea va da 4 a 15 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà una fasciatura che avvolge il ginocchio o l’intero arto. Si tratta di un bendaggio morbido.

Gestione post-operatoria

Non occorre applicare un collare elisabettiano sinché il bendaggio è in posizione e non si vede la ferita. Il bendaggio va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime ore, dopodiché occorre passare a un bendaggio leggero, o a una calza lunga con fissaggio sulla groppa o più comunemente a un collare elisabettiano. E’ perentorio che non si lecchi, neppure un minuto, pena sono le infezioni. Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti., per i primi due mesi. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi. Verranno effettuati 3 controlli fissi: 
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta. Verranno effettuati 3 controlli fissi:
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta.

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il bendaggio (accadrà è solo questione di ore), va levata appena si manifesti una delle situazioni indicate e va applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi. Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali basse inferiori al 5%, mentre le minori sono più frequenti 7-10%. Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse alla placca e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia. Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili. Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore. Possono subentrare delle lacerazioni del fascio vascolare popliteo, in genere intra-operatorio, segnalato aneddoticamente il giorno successivo. Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni. Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura della placca (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica. Sono possibili deviazioni assiali residue o acquisite da trauma durante la guarigione, talvolta possono comportare una lussazione rotulea.  Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili fratture di tibia sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Alcuni studi riportano che il 3,5 % di pazienti con menisco sano al momento della chirurgia riesca a rompere il menisco mediale nell’anno successivo, esperienza dell’autore inferiore all 1%. Cedimenti di suture sono in genere successive a lambimenti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.

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TPLO

Con l’acronimo TPLO si intende Tibial Plateau Levelling Osteotomy, ossia in italiano... continua a leggere

Cos'è

Il chirurgo pratica un taglio curvilineo sulla porzione prossimale della tibia (parte vicina al ginocchio), il segmento curvo se continuasse disegnerebbe un cerchio il cui centro deve corrispondere al centro dell’articolazione del ginocchio vista in proiezione laterale. Terminata l’osteotomia (taglio dell’osso) si pratica una rotazione della porzione prossimale (alta) della tibia, che include appunto il piatto tibiale, ossia l’articolazione del ginocchio e si porta il piatto tibiale da patologico ( in genere superiore ai 20°) a un angolazione compresa tra 0° e 7 ° rispetto l’asse della tibia. La sintesi viene effettuata grazie all’inserimento di una placca modellata (specifica per TPLO) e l’inserimento di 4-8 viti. Questa rotazione che viene effettuata sulla tibia, tagliandola sotto l’articolazione, consente, senza entrare in articolazione, di dare al ginocchio una nuova stabilità articolare nonostante l’incompetenza dl legamento crociato anteriore. 

Quando farla

Quando il legamento crociato anteriore si lesiona (si rompe totalmente o parzialmente) il ginocchio diviene instabile. Costituito da femore e tibia e rotula, il ginocchio è fatto per flettere ed estendere e per una lievissima rotazione. Quando il crociato perde competenza la tibia tende a lussare in avanti. Nel cane e gatto a differenza dell’uomo (che è un bipede e ha la gamba dritta) il ginocchio ha un angolo importante anche quando sono fermi, e questo comporta che anche da fermi, col solo carico del peso la tibia lussi ( nell’uomo da fermo tende a restare in sede). In genere comporta un fastidio gestibile, una zoppia lieve, riesce a fare tutto, almeno sino a che a causa dell’instabilità si lesioni anche il menisco mediale, spesso in maniera irreparabile, evocando una zoppia decisamente più importante. Non operare NON è un opzione, con il crociato lesionato il ginocchio va incontro a una rapidissima degenerazione di tipo artrosico, lesiona sicuramente il menisco e in breve le cartilagini. Nell’uomo le lesioni secondarie da crociato ci possono volere diversi anni per vederle radiograficamente, nel cane e gatto è sufficiente uno o due mesi. Più si aspetta e peggiore sarà il recupero.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile e portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. Nella maggior parte dei casi sarà stato necessario esplorare anche l’articolazione del ginocchio con un incisione parapatellare per esplorare il menisco, indipendentemente da ciò in genere la cicatrice cutanea va da 3 a 8 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà una fasciatura che avvolge il ginocchio o l’intero arto. Si tratta di un bendaggio morbido.

Gestione post-operatoria

Non occorre applicare un collare elisabettiano sinché il bendaggio è in posizione e non si vede la ferita. Il bendaggio va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime ore, dopodiché occorre passare a un bendaggio leggero, o a una calza lunga con fissaggio sulla groppa o più comunemente a un collare elisabettiano. E’ perentorio che non si lecchi, neppure un minuto, pena sono le infezioni. Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti., per i primi due mesi. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi. Verranno effettuati 3 controlli fissi: 
  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta.

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il bendaggio (accadrà è solo questione di ore), va levata appena si manifesti una delle situazioni indicate e va applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi. Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali molto basse inferiori al 2%, mentre le minori sono più frequenti 5-7%. Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse alla placca e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia. Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili. Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore. Possono subentrare delle lacerazioni del fascio vascolare popliteo, in genere intra-operatorio, segnalato aneddoticamente il giorno successivo. Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni. Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura della placca (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica. Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili fratture di tibia sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Sono possibili deviazioni assiali di tibia di origine chirurgica o successivamente traumatica. Se tali deviazioni sono significative può avvenire una lussazione rotulea. Alcuni studi riportano che il 3,5 % di pazienti con menisco sano al momento della chirurgia riesca a rompere il menisco mediale nell’anno successivo, esperienza dell’autore inferiore all 1%. Cedimenti di suture sono in genere successive a lambiresti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.
 

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detartrase ed estrazioni dentali

Col termine detartrase si intende la rimozione del tartaro dentale. Ossia quel... continua a leggere

Cos'è

La risposta sta nella quantità di batteri, tossine e cataboliti che dalla bocca si liberano nel torrente circolatoirio mettendo sotto stress diversi organi, sino a sviluppare patologie “lontane” dalla bocca, come a livello renale, epatico, trombotico in generale. Tornando ai denti se la situazione del tartaro è già tale da implicare sofferenza gengivale i controlli devono estendersi alla salute dei denti, tramite radiografie dettagliate e-o valutazioni chirurgiche. In maniera molto semplice è tutto evitabile con una buona igiene orale quando possibile: lavare i denti, oppure con periodiche pulizie dentali, come per noi. La detartrase viene effettuata con un ablatore a ultrasuoni, che non rende possibile la pratica a paziente sveglio, sovente segue una breve lucidatura dei denti per ridurre le recidive.

Quando farla

Nel cane e nel gatto viene effettuata solo quando si presenta la patologia descritta nella sezione “cos’è”. Sovente si riscontrano sottostanti patologie come già descritto che richiedono interventi ben più importanti, come estrazioni, devitalizzazioni e-o ricostruzioni.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. Il cavo orale se sottoposto a solo detartrase e non a chirurgie maggiori potrà presentare al limite qualche residuo di sangue gengivale, ma deve essere possa cosa. Potreste osservare qualche residuo di pasta abrasiva bianca-grigia o rosa, utilizzata per lucidare i denti.

Gestione post-operatoria

Non occorre applicare un collare elisabettiano. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale chirurgia orale eseguita.

Possibili complicanze

Le complicanze legate a un detartrase possono solo essere secondarie alle complicanze anestesiologiche, vedi sezione dedicata. Se coesistono patologie maggiori, come infezioni dentali, parodontopatie in generale, le complicanze più frequenti sono legate ad estrazioni mal eseguite in cui residuano nell’alveolo dei frammenti di radice dentale. Certamente esternamente, inizialmente non vedrete nulla, tuttavia in futuro sono probabili nuovi ascessi o lisi ossee e situazioni decisamente gravi. In secondo luogo sono possibili cedimenti di punti se applicati a livello gengivale, piccoli sanguinanti, difficoltà a masticare per qualche giorno. Sono possibili osteomieliti localizzate, che in genere sono già presenti all’ammissione del paziente per la patologia.

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otoematoma

Col termine otoematoma si intende una patologia della pinna auricolare, o padiglione.... continua a leggere

Cos'è

In genere a nulla serve drenare l’ematoma con cateteri e orsi aghi poiché si riforma in brevissimo tempo. Alcuni trattamenti poco invasivi sono stati risolutivi aspirando l’ematoma e versamento e inoculando del prp. Tuttavia non è chiaro il tasso di recidiva che pare essere comunque alto. La chirurgia più utilizzata prevede una l’incisione della pagina interna che ben divaricata permette una buona pulizia del contenuto e successivamente la sutura con diversi punti tipo materasso ad avvicinare le due pagine tra loro scollate. Cosi facendo la guarigione consente il controllo della patologia.

Quando farla

Nel cane e nel gatto viene effettuata solo quando si presenta la patologia descritta nella sezione “cos’è”. Sovente si riscontrano sottostanti otiti che giustificano il fasti+dio auricolare e il continuo sbattere delle orecchie che può essere alla base della patologia.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. L’orecchio presenterà molti punti di sutura e a volte vengono impiegate delle spugne chirurgiche compressive e-o bendaggi. Il medico vi informerà inoltre dei trattamenti eseguiti per controllare o curare l’otite sottostante. La pagina auricolare interna può apparire irritata.

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non strusci o si gratti la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Controllare costantemente l’aspetto dell’orecchio e gestire come da indicazioni la sua pulizia. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione. Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche, oltre alle terapie per l’eventuale otite riscontrata.

Possibili complicanze

Le complicanze maggiori sono necrosi di parte dell’orecchio, in genere dovuta a eccessive suture e-o soprattutto scorretta gestione post operatoria. Sono possibili gocciolamenti siero ematici che devono essere in misura molto contenuta e se persistono devono essere segnalati al medico. Sono possibili cedimenti della sutura e ripresa del sanguinolento. Sono possibili recidive in tempi brevi e-o lunghi, in misura inferiore a qualunque altra gestione non chirurgica. Alla fine residua una cicatrice interna al padiglione abbastanza visibile, in genere non subentrano importanti deformità della pinna come nei casi di trattamenti non chirurgici. Nel caso si sia optato per ripetuti drenaggi o iniezioni dii prp e derivati ematici probabilmente l’orecchio andrà incontro a processi cicatriziali che arricceranno in maniera poco estetica l’orecchio.  In tutti i casi sono possibili infezioni di vario grado, per le quali si invita a tenere sotto controllo l’aspetto dell’orecchio che deve essere pulito e asciutto. Le recidive possono subentrare in zone differenti della pinna e non essere considerate delle vere e proprie recidive.

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splenectomia

Si tratta di rimuovere la milza in toto, può accadere per diversi... continua a leggere

Cos'è

La GDV, o sindrome della dilatazione-torsione gastrica, è una patologia grave, un’urgenza reale, dove il tempo è un fattore determinante per la prognosi favorevole ed evitare il rapido decesso. Lo stomaco subisce una dilatazione a cui spesso segue una torsione su se stesso. Spesso in maniera drammatica la milza segue lo stomaco e i suoi vasi si torcono portando a morte la milza stessa, asportarla è l’unica soluzione.Sono tutte le conseguenze della torsione e della concomitante dilatazione a determinare lo shock, l’assenza di ritorno venoso, la possibile necrosi gastrica, l’acidosi metabolica, le aritmie, le trombosi. Purtroppo nei casi più gravi la morte può avvenire nonostante la chirurgia (30% dei casi). I fattori predisponenti sono: la taglia ( cane grande) e in particolare alcune razze Weimaraner, Alano, Pastore Tedesco, Setter Irlandese, Bull Mastiff, Bassethound, Akita Inu, Setter, Airedale Terrier, Borzoi. La gastropessi preventiva, ovvero la creazione di un’adesione permanente tra la parete addominale e la parete gastrica, è quindi di fondamentale importanza soprattutto in soggetti a rischio, poiché ne impedisce l’evenienza.

Quando farla

Tornando alla milza il motivo per cui la si toglie nel caso della gdv è la morte dell’organo per torsione dei vasi. Nel caso dei tumori è per ridurre il rischio di metastasi e poiché la milza non è indispensabile risulta semplice asportare l’intero organo riducendo i rischi. Spesso le forme tumorali portano a rottura della stessa con una grave emorragia, un emoaddome importante. Significa che gran parte del sangue finisce libero in addome con tutti i rischi correlati. Senza un trattamento chirurgico la morte può avvenire in pochi minuti o giorni nel caso di emorragie molto lente. Per tutti i motivi sopraelencati è possibile, in alcune razze e tipologie di cane, attuare la gastropessi preventiva, con tecnica aperta o in Laparoscopia. Nelle femmine è possibile abbinare la sterilizzazione preventiva alla gastropessi preventiva, in una sola seduta operatoria, sia aperta, sia in videolaparoscopia. Idealmente entro il secondo anno di vita. Preventivo significa: prima che avvenga la sindrome GDV, quindi in un paziente sano, per evitare che avvenga in futuro. Ovviamente se fosse già avvenuta una prima dilatazione l’indicazione diventa perentoria. Condizione ancora più frequente è quel paziente che arriva in pronto soccorso con la dilatazione in atto, in quei casi va risolta la torsione (detergere) va effettuata un’abbondante lavanda gastrica e per l’appunto una gastropessi per evitare una rapida e spesso letale recidiva.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di ricovero. Insieme alla gestione post-operatoria occorre gestire tutte le conseguenze di ciò che ha accompagnato la patologia di milza: trombosi, necrosi tissutale, emorragia, trombosi neoplastiche. Discorso diverso se viene effettuata dopo che è avvenuta la GDV, in quel caso bisogna capire tutte le conseguenze per comprendere quando e se sia dimissibile il paziente.  Alla dimissione il vostro cane sarà sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza per le prime 24 ore. L’addome sarà stato abbondantemente depilato e qualche residuo di disinfettante potrebbe aver lasciato leggermente macchiato il pelo. La ferita può variare da 4 cm a 20 cm a seconda delle dimensioni del cane. Il dolore legato alla gastropessi se eseguita può implicare un moderato fastidio alla parete addominale subito dietro l’ultima costa destra, a volte abbinato a un lieve gonfiore.   

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non si lecchi o strusci la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Controllare che non si lecchi la ferita o strusci in alcuna maniera l’addome. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare un po’ di latte (da una tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione. Dopo una decina di giorni è possibile far rimuovere i punti (se esterni) o il nodo della intradermica se visibile. Le terapie indicate dal chirurgo possono variare. Sarà importante frazionare i pasti almeno in due o tre volte al giorno. In genere vengono somministrati per alcuni giorni antibiotici e analgesici, se ci fosse stata una importante perdita di sangue è possibile che abbia subito una trasfusione ematica, la valutazione del ripristino dei valori ematici consentirà la ripresa della vita normale, chiaramente con l’esclusione delle possibili complicanze.    

Possibili complicanze

Le più probabili sono piccole reazioni dermiche ai fili di sutura, difficilmente si arriva a cedimenti delle suture fino a far riaprire la breccia operatoria (urgenza vera), infezioni di vario grado possono dipendere da leccamenti, lambimenti o altro. Nelle prime ore o giornata se dovesse cedere un punto interno o la cauterizzazione è possibile incorrere in un emo-addome, emorragia interna, che può avere diversi gradi di gravità, sino a richiedere un nuovo e urgente intervento. IN ASSOLUTO il rischio peggiore è legato a infezioni a causa di chirurgia-e poco pulita o poco sterile. Aderenze interne sono possibili, come per ogni chirurgia addominale e sono tanto più probabili tanto più la chirurgia viene eseguita in maniera poco corretta e-o pulita. Il cedimento della sutura interna implicherebbe la perdita della pessi (evento raro quando correttamente eseguita), e vanificherebbe la chirurgia pur non comportando particolari rischi se non la necessità di ripeterla e il rischio che si presenti una GDV. Le trombosi benché più rare in veterinaria rispetto alla medicina umana sono una possibile complicanza in diversi distretti. Nel caso di forme neoplastiche l’evoluzione della malattia non può considerarsi una complicanza, vi invito a discutere dei rischi oncologici col medico che ha in cura il vostro pet.
 

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gastropessi video-laparoscopica (gdv o preventiva)

Gastropessi video-laparoscopica (può essere preventiva) Si tratta di stabilire un contatto definitivo... continua a leggere

Cos'è

Si effettua mediante delle piccole brecce di circa 0,5-1 cm che permettono di inserire delle ottiche e degli strumenti nel cavo addominale. Una volta dilatato l’addome con co2 a bassa pressione il chirurgo procede a creare la passi. Rispetto la tecnica a cielo aperto è decisamente meno fastidiosa per il paziente.La GDV, o sindrome della dilatazione-torsione gastrica, è una patologia grave, un’urgenza reale, dove il tempo è un fattore determinante per la prognosi favorevole ed evitare il rapido decesso. Lo stomaco subisce una dilatazione a cui spesso segue una torsione su se stesso. Sono tutte le conseguenze della torsione e della concomitante dilatazione a determinare lo shock, l’assenza di ritorno venoso, la possibile necrosi gastrica, l’acidosi metabolica, le aritmie, le trombosi. Purtroppo nei casi più gravi la morte può avvenire nonostante la chirurgia (30% dei casi). I fattori predisponenti sono: la taglia ( cane grande) e in particolare alcune razze Weimaraner, Alano, Pastore Tedesco, Setter Irlandese, Bull Mastiff, Bassethound, Akita Inu, Setter, Airedale Terrier, Borzoi. La gastropessi preventiva, ovvero la creazione di un’adesione permanente tra la parete addominale e la parete gastrica, è quindi di fondamentale importanza soprattutto in soggetti a rischio, poiché ne impedisce l’evenienza.

Quando farla

Per tutti i motivi sopraelencati è possibile, in alcune razze e tipologie di cane, attuare la gastropessi preventiva, con tecnica aperta o in Laparoscopia. Nelle femmine è possibile abbinare la sterilizzazione preventiva alla gastropessi preventiva, in una sola seduta operatoria, sia aperta, sia in videolaparoscopia. Idealmente entro il secondo anno di vita. Preventivo significa: prima che avvenga la sindrome GDV, quindi in un paziente sano, per evitare che avvenga in futuro. Ovviamente se fosse già avvenuta una prima dilatazione l’indicazione diventa perentoria. Condizione ancora più frequente è quel paziente che arriva in pronto soccorso con la dilatazione in atto, in quei casi va risolta la torsione (detergere) va effettuata un’abbondante lavanda gastrica e per l’appunto una gastropessi per evitare una rapida e spesso letale recidiva.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital se preventiva (in giornata). Discorso diverso se viene effettuata dopo che è avvenuta la GDV, in quel caso bisogna capire tutte le conseguenze per comprendere quando e se sia dimissibile il paziente. Alla dimissione il vostro cane sarà sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza per le prime 24 ore. L’addome sarà stato abbondantemente depilato e qualche residuo di disinfettante potrebbe aver lasciato leggermente macchiato il pelo. Le ferite, 2 o 3, possono variare da 0,5 cm a 1 cm a seconda delle dimensioni del cane. Il dolore legato alla gastropessi può implicare un moderato fastidio alla parete addominale subito dietro l’ultima costa destra, a volte abbinato a un lieve gonfiore.  

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non si lecchi o strusci la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Controllare che non si lecchi la ferita o strusci in alcuna maniera l’addome. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare un po’ di latte (da una tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione. Dopo una decina di giorni è possibile far rimuovere i punti (se esterni) o il nodo della intradermica se visibile. Le terapie indicate dal chirurgo possono variare. Sarà importante frazionare i pasti almeno in due o tre volte al giorno. Verranno somministrati farmaci procinetici, a volte antiemetici, antibiotici e analgesici.    

Possibili complicanze

Le più probabili sono piccole reazioni dermiche ai fili di sutura, difficilmente si arriva a cedimenti delle suture fino a far riaprire la breccia operatoria (urgenza vera), infezioni di vario grado possono dipendere da leccamenti, lambimenti o altro. Nelle prime ore o giornata se dovesse cedere un punto interno o la cauterizzazione è possibile incorrere in un emo-addome, emorragia interna, che può avere diversi gradi di gravità, sino a richiedere un nuovo e urgente intervento. IN ASSOLUTO il rischio peggiore è legato a infezioni a causa di chirurgia-e poco pulita o poco sterile (ovviamente in maniera molto inferiore rispetto alla chirurgia a cielo aperto). Aderenze interne sono possibili, come per ogni chirurgia addominale e sono tanto più probabili tanto più la chirurgia viene eseguita in maniera poco corretta e-o pulita (ovviamente in maniera molto inferiore rispetto alla chirurgia a cielo aperto). Il cedimento della sutura interna implicherebbe la perdita della pessi (evento raro quando correttamente eseguita), e vanificherebbe la chirurgia pur non comportando particolari rischi se non la necessità di ripeterla e il rischio che si presenti una GDV.
 

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gastrectomia

Si tratta di rimuovere una parte di stomaco. A seconda della parte... continua a leggere

Cos'è

Lo stomaco potete immaginarlo come un sacco a forma di fagiolo con un ingresso, cardias, che arriva dall’esofago e un uscita, piloro, che prosegue nell’intestino. Quando è necessario coinvolgere nelle chirurgie una delle due porte la gastrectomia diviene marcatamente più complessa e le conseguenze peggiori.

Quando farla

Per tutti i motivi sopraelencati è possibile, in alcune razze e tipologie di cane, attuare la gastropessi preventiva, con tecnica aperta o in Laparoscopia. Nelle femmine è possibile abbinare la sterilizzazione preventiva alla gastropessi preventiva, in una sola seduta operatoria, sia aperta, sia in videolaparoscopia. Idealmente entro il secondo anno di vita. Preventivo significa: prima che avvenga la sindrome GDV, quindi in un paziente sano, per evitare che avvenga in futuro. Ovviamente se fosse già avvenuta una prima dilatazione l’indicazione diventa perentoria. Condizione ancora più frequente è quel paziente che arriva in pronto soccorso con la dilatazione in atto, in quei casi va risolta la torsione (detergere) va effettuata un’abbondante lavanda gastrica e per l’appunto una gastropessi per evitare una rapida e spesso letale recidiva.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di ricovero, possono essere applicate dei cateteri per alimentare e drenare eventuali liquidi in eccesso a livello gastrico, verranno effettuati controlli quotidiani ematologici e in diagnostica per immagini (radiografie ed ecografie). Si deve  valutare la capacità di alimentarsi autonomamente e che il normale transito digerente sia funzionale, che nn subentri vomito o rigurgiti. Alla dimissione il vostro cane sarà sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza sinché somministrati. L’addome sarà stato abbondantemente depilato e qualche residuo di disinfettante potrebbe aver lasciato leggermente macchiato il pelo. La ferita può variare da 6 cm a 30 cm a seconda delle dimensioni del cane. Il dolore legato alla gastrectomia può implicare un moderato fastidio o dolore ma gestibile farmacologicamente.  

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non si lecchi o strusci la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Controllare che non si lecchi la ferita o strusci in alcuna maniera l’addome. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare un po’ di latte (da una tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione. Dopo una decina di giorni è possibile far rimuovere i punti (se esterni) o il nodo della intradermica se visibile. Le terapie indicate dal chirurgo possono variare. Sarà importante frazionare i pasti almeno in tre o quattro volte al giorno. Verranno somministrati farmaci procinetici, a volte antiemetici, antibiotici e analgesici.  

Possibili complicanze

Le più probabili sono piccole reazioni dermiche ai fili di sutura, difficilmente si arriva a cedimenti delle suture fino a far riaprire la breccia operatoria (urgenza vera), infezioni di vario grado possono dipendere da leccamenti, lambimenti o altro. Nelle prime ore o giornata se dovesse cedere un punto interno o la cauterizzazione è possibile incorrere in un emo-addome, emorragia interna, che può avere diversi gradi di gravità, sino a richiedere un nuovo e urgente intervento, oppure una peritonite su base settica per la fuoriuscita di materiale gastrico nel cavo addominale, altrettanto urgente. IN ASSOLUTO il rischio peggiore è legato a infezioni a causa di chirurgia-e poco pulita o poco sterile. Aderenze interne sono possibili, come per ogni chirurgia addominale e sono tanto più probabili tanto più la chirurgia viene eseguita in maniera poco corretta e-o pulita. Se abbinata a torsione e gasropessi il cedimento della sutura interna implicherebbe la perdita della pessi (evento raro quando correttamente eseguita), e vanificherebbe la chirurgia pur non comportando particolari rischi se non la necessità di ripeterla e il rischio che si presenti una GDV.

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gastropessi (può essere preventiva)

Si tratta di stabilire un contatto definitivo (pessi) tra lo stomaco e... continua a leggere

Cos'è

La GDV, o sindrome della dilatazione-torsione gastrica, è una patologia grave, un’urgenza reale, dove il tempo è un fattore determinante per la prognosi favorevole ed evitare il rapido decesso. Lo stomaco subisce una dilatazione a cui spesso segue una torsione su se stesso. Sono tutte le conseguenze della torsione e della concomitante dilatazione a determinare lo shock, l’assenza di ritorno venoso, la possibile necrosi gastrica, l’acidosi metabolica, le aritmie, le trombosi. Purtroppo nei casi più gravi la morte può avvenire nonostante la chirurgia (30% dei casi). I fattori predisponenti sono: la taglia ( cane grande) e in particolare alcune razze Weimaraner, Alano, Pastore Tedesco, Setter Irlandese, Bull Mastiff, Bassethound, Akita Inu, Setter, Airedale Terrier, Borzoi. La gastropessi preventiva, ovvero la creazione di un’adesione permanente tra la parete addominale e la parete gastrica, è quindi di fondamentale importanza soprattutto in soggetti a rischio, poiché ne impedisce l’evenienza.

Quando farla

Per tutti i motivi sopraelencati è possibile, in alcune razze e tipologie di cane, attuare la gastropessi preventiva, con tecnica aperta o in Laparoscopia. Nelle femmine è possibile abbinare la sterilizzazione preventiva alla gastropessi preventiva, in una sola seduta operatoria, sia aperta, sia in videolaparoscopia. Idealmente entro il secondo anno di vita. Preventivo significa: prima che avvenga la sindrome GDV, quindi in un paziente sano, per evitare che avvenga in futuro. Ovviamente se fosse già avvenuta una prima dilatazione l’indicazione diventa perentoria. Condizione ancora più frequente è quel paziente che arriva in pronto soccorso con la dilatazione in atto, in quei casi va risolta la torsione (detergere) va effettuata un’abbondante lavanda gastrica e per l’appunto una gastropessi per evitare una rapida e spesso letale recidiva.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital se preventiva (in giornata). Discorso diverso se viene effettuata dopo che è avvenuta la GDV, in quel caso bisogna capire tutte le conseguenze per comprendere quando e se sia dimissibile il paziente. Alla dimissione il vostro cane sarà sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza per le prime 24 ore. L’addome sarà stato abbondantemente depilato e qualche residuo di disinfettante potrebbe aver lasciato leggermente macchiato il pelo. La ferita può variare da 4 cm a 20 cm a seconda delle dimensioni del cane. Il dolore legato alla gastropessi può implicare un moderato fastidio alla parete addominale subito dietro l’ultima costa destra, a volte abbinato a un lieve gonfiore.  

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non si lecchi o strusci la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Controllare che non si lecchi la ferita o strusci in alcuna maniera l’addome. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare un po’ di latte (da una tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione. Dopo una decina di giorni è possibile far rimuovere i punti (se esterni) o il nodo della intradermica se visibile. Le terapie indicate dal chirurgo possono variare. Sarà importante frazionare i pasti almeno in due o tre volte al giorno. Verranno somministrati farmaci procinetici, a volte antiemetici, antibiotici e analgesici.  

Possibili complicanze

Le più probabili sono piccole reazioni dermiche ai fili di sutura, difficilmente si arriva a cedimenti delle suture fino a far riaprire la breccia operatoria (urgenza vera), infezioni di vario grado possono dipendere da leccamenti, lambimenti o altro. Nelle prime ore o giornata se dovesse cedere un punto interno o la cauterizzazione è possibile incorrere in un emo-addome, emorragia interna, che può avere diversi gradi di gravità, sino a richiedere un nuovo e urgente intervento. IN ASSOLUTO il rischio peggiore è legato a infezioni a causa di chirurgia-e poco pulita o poco sterile. Aderenze interne sono possibili, come per ogni chirurgia addominale e sono tanto più probabili tanto più la chirurgia viene eseguita in maniera poco corretta e-o pulita. Il cedimento della sutura interna implicherebbe la perdita della pessi (evento raro quando correttamente eseguita), e vanificherebbe la chirurgia pur non comportando particolari rischi se non la necessità di ripeterla e il rischio che si presenti una GDV.

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enterectomia

A seconda della patologia che causa la malattia intestinale  (corpi estranei ostruttivi,... continua a leggere

Cos'è

Utile per estrarre corpi estranei asportare neoplasie intestinali o rimuovere diverticoli e ascessi. Una volta terminata la chirurgia e le procedure all’interno del cavo intestinale si procede alla ricostruzione: si sutura l’intestino con filo riassorbibile unendo i due capi. La difficoltà sta nella precisione della sutura che deve rendere la breccia impermeabile, senza lesionare ulteriormente la parete intestinale. In secondo luogo la chirurgia addominale deve rispettare i criteri di sterilità, tuttavia occorre accedere a uno dei siti più contaminati del corpo, il contenuto intestinale.
Le attenzioni del chirurgico devono essere maggiori e in genere si procede a isolare il tratto intestinale dove si deve operare con un secondo campo chirurgico, finita la procedura si procede ad ampi lavaggi, sostituzione del vestiario dei chirurghi e rimozione del secondo campo chirurgico oramai contaminato dal contenuto intestinale. Lasciando cosi la breccia addominale e il primo campo chirurgico pulito. Si passa alla chiusura della breccia addominale come di solito, per piani.

Quando farla

Nel cane e nel gatto la condizione più comune è la presenza di corpi estranei occludenti (ingeriti) che non riescono a proseguire il transito, implicando una grave patologia ostruttiva, che tende a degenerare con morte di tratti dell’intestino. Prima si procede e maggiore sarà la possibilità di salvare tratti dell’intestino e poter rimuovere il corpo estraneo mediante una breccia (eteronomia) che verrà poi ricostruita. Chiaramente un corpo estraneo non rimosso implica una cascata di eventi drammatica, lo step successivo è quello di dover ricorrere a un’enterectomia (rimozione di tratti intestinali). Se addirittura si arriva ad avere lacerazioni dell’intestino, oltre a quanto già detto si passerà a una drammatica infezione detta peritonite e morte del paziente in poche ore.

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di ricovero. In genere si ricovera il paziente per 1-3 giorni talvolta cateterizzato e monitorando la quantità e qualità delle urine oltre a un costante monitoraggio delle condizioni cliniche generali: temperatura, pressione, stato del sensorio, appetito, defecazione e valutazione degli esami ematologici. Grazie agli esami e all’ecografia addominale si monitorerà l’esito dell’intervento, la presenza di peritonite e reazioni focali. SI monitora la tenuta della sutura intestinale e la ripresa della motilità intestinale oltre che il mantenimento della sua stratigrafia (struttura).Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza. L’addome e la zona inguinale sarà stato abbondantemente depilato e qualche residuo di disinfettante potrebbe aver lasciato leggermente macchiato il pelo. La ferita che può variare da 8 cm a 20 cm a seconda delle dimensioni del cane e-o gatto deve apparire pulita e asciutta. Può residuare algia per alcuni giorni, da trattare farmacologicamente.

Gestione post-operatoria

Occorre controllare che non si lecchi o strusci la ferita per almeno 12 giorni in nessuna maniera, può essere necessario applicare un collare elisabettiano. Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è comunque doveroso rispettare le indicazioni dietetiche del chirurgico. Nel giro di 3-7 giorni la frequenza e qualità delle feci deve tornare alla normalità. L’appetito deve essere normale. I farmaci prescritti devono essere correttamente somministrati ( in genere antibiotici, analgesici, eventuali farmaci specifici per il transito intestinale).

Possibili complicanze

Le complicanze più probabili sono piccole reazioni dermiche ai fili di sutura, difficilmente si arriva a cedimenti delle suture fino a far riaprire la breccia operatoria e-o la sutura intestinale (urgenza vera); infezioni di vario grado possono dipendere da leccamenti, lambimenti o altro. Nelle prime ore o giornata se dovesse cedere un punto interno o cedesse la cauterizzazione è possibile incorrere in un emo-addome, emorragia interna, che può avere diversi gradi di gravità, sino a richiedere un nuovo e urgente intervento. Chiaramente il cedimento di una eventuale sutura sull’intestino può comportare peritonite che richiede una immediata revisione chirurgica e l’impostazione di una terapia medica adeguata. Essendo una sutura circolare che deve unire i due capi della enterectomia è più soggetta a cedimenti che non quella lineare di una enterotomia, pertanto la percentuale di cedimenti e complicanze è maggiore. IN ASSOLUTO il rischio più frequente è legato a infezioni a causa di chirurgia-e poco pulita o poco sterile o successiva contaminazione per ferita - ambiente poco pulito. Aderenze interne sono possibili, come per ogni chirurgia addominale e sono tanto più probabili tanto più la chirurgia viene eseguita in maniera poco corretta e-o pulita. Algia legata all’attività della defecazione è un evenienza molto rara ma possibile in maniera transitoria. Un’altra complicanza possibile è una ostruzione intestinale legata a suture troppo restringenti, che risulta essere un possibile errore chirurgico. Disappetenza e difficoltà a defecare devono sempre essere osservati e comunicati tempestivamente al medico curante.