protesi totale d’anca

protesi totale d’anca

Con protesi totale d’anca si intende la sostituzione dell’intera articolazione dell’anca con un impianto meccanico, protesico.

Cos’è


Le protesi devono soddisfare diversi requisiti, i più ovvi e importanti sono: poter ripetere gli stessi movimenti dell’articolazione naturale quando è sana e osteo-integrarsi, ossia accogliere i tessuti (ossei, muscolari, fasciali) senza generare reazioni avverse, inoltre devono essere longeve e revisionabili al bisogno. La protesi totale d’anca è costituita da 4 parti: stelo femorale, collo femorale, testa, acetabolo.Per l’articolazione dell’anca si va ad asportare il collo femorale e la testa femorale, si prepara il canale del femore per ospitare lo stelo che nel caso del modello Kyon (leader mondiale) viene avvitato al femore stesso, consentendo grande stabilità sin da subito. Si procede a pulire l’acetabolo da osteofiti e residui legamentosi, per poi fresarlo con delle frese sferiche, sino alla misura ideale per quel paziente (ad oggi abbiamo coppe che partono dai 12 mm e arrivano oltre i 36 mm). Preparati “gli alloggi” si passa all’inserimento della protesi, prima la coppa, che nel caso Kyon viene alloggiata con tecnica press-fit, ossia in genere senza viti, per poi passare allo stelo, il collo e la testa. A questo punto non resta che riposizionare la testa all’interno della coppa e verificare la stabilità dell’impianto e della nuova articolazione. Se i test vengono superati si procede alla ricostruzione per piani mediante filo riassorbibile. E’ possibile abbinare alla tecnica un tampone per verificare e dimostrare la sterilità della procedura ( ovviamente questo aumenta leggermente i costi e si esegue di routine durante le eventuali revisioni). 

Quando farla


Oggi è praticabile su tutti i pets, indipendentemente dal peso. Come per ogni impianto protesico occorrono alcune premesse relative al fatto che il problema sia monolaterale o bilaterale. Nel caso in cui entrambi gli arti siano interessati significa che il nostro pet ha difficoltà a caricare entrambi gli arti. Un impianto protesico è meglio impiantarlo prima che le difficoltà siano tali da portare il paziente a caricare immediatamente e in maniera preferenziale quello con l’impianto protesico. Ossia che carichi in maniera importante e troppo presto la protesi, prima che si sia integrata. Questo accade appunto quando il dolore sull’arto non operato è superiore a quello legato alla chirurgia e non è affatto un bene. Quindi l’opportunità di attendere sino all’ultimo istante per fare una protesi è possibile in quei casi monolaterali. Tuttavia abbiamo altri dati importanti da analizzare, in letteratura sappiamo che se l’articolazione è fortemente danneggiata o rimaneggiata i rischi di fallimento arrivano a 7 volte in più. Inoltre a fronte di un’articolazione dichiaratamente malata e dolorante perché attendere del tempo prima di far stare bene il nostro pet? Benefici e rischi paiono propendere per intervenire quando la patologia è dichiarata e i dolori iniziano, non si consiglia di attendere che la situazione diventi drammatica. Vi ricordo che le zoppie degli arti posteriori (tanto più se bilaterali) possono essere manifeste con lentezze nell’alzarsi, nello stare seduti o sdraiati appena possibile, nel correre a leprotto, nel ridurre il gioco, nel far fatica a saltare sulla macchina. In ultimo non esistono cuccioli di cane o gatto che giochino poco o che si stanchino subito, non esistono gatti che non saltano con facilità sul ripiano della cucina o che non riescano a salire su un armadio. 

Cosa aspettarsi

Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital o col ricovero di un giorno. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza.

Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile ed essere portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. In genere la cicatrice cutanea va da 5 a 20 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà un cerotto sterile che copre la ferita. Dovrà mettere un collare elisabettiano prima di essere lasciato incustodito, anche per pochi minuti.

Gestione post-operatoria

Occorre posizionare un collare elisabettiano da subito, per 12 giorni circa. Il cerotto va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo ed è consigliabile sostituirlo con uno sterile nuovo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime 5-7 giornate, dopodiché la ferita può stare esposta all’aria. E’ perentorio che non si lecchi (ricorda il collare elisabettiano), neppure un minuto, pena sono le infezioni.

Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti, per i primi due mesi. Consiglio l’utilizzo di una fascia inguinale, per scaricare un po’ di peso e più che altro per avere il controllo totale sul movimento del vostro cane, nel gatto non occorre. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti.

Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi.

Verranno effettuati 3 controlli fissi: 

  • A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
  • A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.

Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sentono bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una lieve zoppia (maggiore). In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta. 

Possibili complicanze

La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il cerotto (accadrà è solo questione di ore), va levato appena si manifesta una delle situazioni indicate e va sempre e comunque applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi.

Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali molto basse e il fallimento è indicato nell 1% dei casi, tuttavia può arrivare al 7% nei casi molto gravi, in cui l’articolazione è molto danneggiata.

Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse all’impianto e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia o addirittura l’espianto della protesi.

Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili.

Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore.

Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni.

Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura dello stelo o del collo (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica.

La complicanza più frequente è la lussazione tra la componente distale (stelo-collo-testa) e l’acetabolo, implicando un immediato approccio di riduzione della stessa e successivo bendaggio, e in caso di ulteriore recidiva di una revisione chirurgica in cui in genere è sufficiente porre un collo più lungo per compensare l’incompetenza articolare acquisita.

Qualora la lussazione non venga recepita immediatamente la possibilità incruenta (non chirurgica) è vana e occorre passare in chirurgia.

Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili instabilità della coppa o dello stelo, detto loosening, su base settica (infezioni) o di semplice mancata integrazione), spesso richiedono revisioni chirurgiche. Sono possibili fratture di femore sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma. Sono segnalate maggiormente fratture in cani femmina in stadio avanzato della patologia, motivo per cui a volte viene suggerito l’impianto di una placca preventiva a proteggere il femore.

Sono possibili deviazioni assiali di femore o coppa ( antero o postero-versione o ridotta copertura acetabolare) di origine chirurgica o successivamente traumatica. Se tali deviazioni sono significative può avvenire una lussazione testa-coppa.

Cedimenti di suture sono in genere successive a lambimenti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.