Con l’acronimo TPLO si intende Tibial Plateau Levelling Osteotomy, ossia in italiano il livellamento del piatto tibiale. Nel 2023 è ancora la tecnica più utilizzata e con meno complicanze per il trattamento delle lesioni del legamento crociato anteriore del ginocchio nel cane e ultimamente anche nel gatto.
Cos’è
Il chirurgo pratica un taglio curvilineo sulla porzione prossimale della tibia (parte vicina al ginocchio), il segmento curvo se continuasse disegnerebbe un cerchio il cui centro deve corrispondere al centro dell’articolazione del ginocchio vista in proiezione laterale. Terminata l’osteotomia (taglio dell’osso) si pratica una rotazione della porzione prossimale (alta) della tibia, che include appunto il piatto tibiale, ossia l’articolazione del ginocchio e si porta il piatto tibiale da patologico ( in genere superiore ai 20°) a un angolazione compresa tra 0° e 7 ° rispetto l’asse della tibia. La sintesi viene effettuata grazie all’inserimento di una placca modellata (specifica per TPLO) e l’inserimento di 4-8 viti. Questa rotazione che viene effettuata sulla tibia, tagliandola sotto l’articolazione, consente, senza entrare in articolazione, di dare al ginocchio una nuova stabilità articolare nonostante l’incompetenza dl legamento crociato anteriore.
Quando farla
Quando il legamento crociato anteriore si lesiona (si rompe totalmente o parzialmente) il ginocchio diviene instabile. Costituito da femore e tibia e rotula, il ginocchio è fatto per flettere ed estendere e per una lievissima rotazione. Quando il crociato perde competenza la tibia tende a lussare in avanti. Nel cane e gatto a differenza dell’uomo (che è un bipede e ha la gamba dritta) il ginocchio ha un angolo importante anche quando sono fermi, e questo comporta che anche da fermi, col solo carico del peso la tibia lussi ( nell’uomo da fermo tende a restare in sede). In genere comporta un fastidio gestibile, una zoppia lieve, riesce a fare tutto, almeno sino a che a causa dell’instabilità si lesioni anche il menisco mediale, spesso in maniera irreparabile, evocando una zoppia decisamente più importante. Non operare NON è un opzione, con il crociato lesionato il ginocchio va incontro a una rapidissima degenerazione di tipo artrosico, lesiona sicuramente il menisco e in breve le cartilagini. Nell’uomo le lesioni secondarie da crociato ci possono volere diversi anni per vederle radiograficamente, nel cane e gatto è sufficiente uno o due mesi. Più si aspetta e peggiore sarà il recupero.
Cosa aspettarsi
Si tratta di una chirurgia che viene eseguita in regime di day hospital. Alla dimissione il vostro cane o gatto sarà completamente sveglio, forse un po’ meno attivo, i farmaci analgesici e spesso oppiacei consentiranno il buon controllo del dolore ma possono lasciare sonnolenza.
Spesso alla dimissione appoggiano la zampa operata, tenete conto della grande copertura analgesica peri-operatoria. Nel caso avesse fatto una anestesia loco-regionale con anestetici di lunga durata la zampa potrebbe apparire insensibile e portata come fosse non vitale, sarà l’anestesista a spiegarvi per quante ore. Nella maggior parte dei casi sarà stato necessario esplorare anche l’articolazione del ginocchio con un incisione parapatellare per esplorare il menisco, indipendentemente da ciò in genere la cicatrice cutanea va da 3 a 8 cm a seconda della taglia del paziente. Sovente alla dimissione avrà una fasciatura che avvolge il ginocchio o l’intero arto. Si tratta di un bendaggio morbido.
Gestione post-operatoria
Non occorre applicare un collare elisabettiano sinché il bendaggio è in posizione e non si vede la ferita. Il bendaggio va mantenuto asciutto e pulito e nel caso si bagni, si sporchi o scenda tanto da mostrare anche solo l’inizio della cicatrice allora occorre levarlo. Normalmente è sufficiente che resti in sede per le prime ore, dopodiché occorre passare a un bendaggio leggero, o a una calza lunga con fissaggio sulla groppa o più comunemente a un collare elisabettiano. E’ perentorio che non si lecchi, neppure un minuto, pena sono le infezioni.
Deve fare delle uscite controllate per i bisogni fisiologici. Sono sufficienti due brevi uscite al giorno, sempre al guinzaglio per non più di dieci minuti., per i primi due mesi. Deve evitare categoricamente corse e salti, inclusi sali e scendi da rialzi, divani, sedie, panche o scale. Sono anni che non prescriviamo il riposo in gabbia, è sufficiente un ambiente, una stanza, circoscritta, senza rialzi e meglio se con un pavimento antiscivolo, nel caso suggerisco di usare dei vecchi tappeti.
Le grandi funzioni organiche (cibarsi, bere, fare i bisogni) devono essere nella norma. Può accadere che per 3-4 giorni non defechi, nel caso è sufficiente dare una piccola quantità di latte (da mezza tazzina a una tazza a seconda della taglia) per favorire la ripresa della defecazione (secondario all’anestesia). Verranno prescritte delle terapie antibiotiche e antinfiammatorio-analgesiche a seconda della gravità all’ingresso, oltre alle terapie per l’eventuale gestione di fenomeni artrosici già in atto o che rischiano di instaurarsi.
Verranno effettuati 3 controlli fissi:
- A 10 gg per controllare la sutura e vedere se prolungare oltre la terapia antibiotica.
- A 30 e 60 gg per eseguire le radiografie di controllo e valutare l’avanzamento della guarigione e controllare che non ecceda nel movimento.
Durante i 60 giorni post-operatori la zoppia sarà altalenante dipenderà dal fatto che appena si sento no bene caricano l’arto comportando per il giorno successivo una zoppia maggiore. In genere non devono esserci cambi di atteggiamento repentini, la zampa non deve mai essere calda, gonfia o dolente e men che meno a penzoloni o storta.
Possibili complicanze
La prima complicanza è che si sporchi, bagni o scenda il bendaggio (accadrà è solo questione di ore), va levata appena si manifesti una delle situazioni indicate e va applicato un collare elisabettiano o simili, per evitare che si lecchi.
Le complicanze sono divisi in maggiori e minori e le percentuali riportate in letteratura sono varie, ma tutti concordano che in primo luogo siano legate all’esperienza del chirurgo. Le complicanze maggiori hanno percentuali molto basse inferiori al 2%, mentre le minori sono più frequenti 5-7%.
Se si leccano partono immediatamente infezioni cutanee che possono poi evolvere e coinvolgere i tessuti circostanti, se arrivasse alla placca e all’osso diverrebbe una complicanza maggiore, sino a richiedere una revisione della chirurgia.
Infezioni per altri motivi sono comunque rare ma possibili.
Possono formarsi ematomi di diverso grado e distribuzione, diventano gravi se concomitanti a un importante gonfiore e dolore.
Possono subentrare delle lacerazioni del fascio vascolare popliteo, in genere intra-operatorio, segnalato aneddoticamente il giorno successivo.
Reazioni dermiche ai fili di sutura da gestire come se fossero iniziali infezioni.
Nel caso di salti o corse o movimenti eccessivi si può (rarissimo) arrivare alla rottura di una o più viti o addirittura della placca (ancora più raro), evento che richiederebbe immediata revisione chirurgica.
Sono possibili ritardi della guarigione ossea, in genere la causa principale è l’eccesso di movimento. Sono possibili fratture di tibia sempre secondarie a movimento eccessivo o errato o trauma.
Sono possibili deviazioni assiali di tibia di origine chirurgica o successivamente traumatica. Se tali deviazioni sono significative può avvenire una lussazione rotulea.
Alcuni studi riportano che il 3,5 % di pazienti con menisco sano al momento della chirurgia riesca a rompere il menisco mediale nell’anno successivo, esperienza dell’autore inferiore all 1%.
Cedimenti di suture sono in genere successive a lambiresti, sfregamenti o traumi, difficilmente cedono per motivi primari.